27 September 2006

Una bella cassa di mango


Mumbai, INDIA maggio 2004
Qualcuno ha portato al convento una bella cassa di mango per un compleanno, frutti dolcissimi, maturi in questa stagione calda i frutti sono ben allineati nella paglia e la cassa è come una cesta cubica da imballaggio.
Io sono ghiotto di mango, ne mangio e sbucciati li passo a Nandu attraverso la grata in cemento di mattoni, nel corridoio davanti alla cucina, lui entra in giardino e viene vicino al muro traforato. É Nandu, il povero che vive nella capanna attaccata alla cancellata del convento, o quando esco uno mango, me lo prendo in bocca e un altro sbucciato lo do alla bimba che con il suo bel pappagallo verde dal becco rosso sta con i genitori che setacciano i gamberi contro il muro di cinta dei nostri vicini.
Una mattina con il mio mango in bocca e le mani tutte sporche di polpa dolcissima sono passato vicino ad un povero accovacciato all’entrata del villaggio, baraccopoli di pescatori, “slum”, mi è venuto istintivo di voler offrire il mango che portavo nella mia tasca destra, ma non potevo mettere in tasca la mia mano tutta piena di polpa allora ho invitato il povero a frugare nella mia tasca dei pantaloni con molte cerniere! È accovacciato al terreno, mi metto accanto perché lui possa allungare la sua mano, finalmente è riuscito a prendere il mango dalla mia tasca… qualcuno vicino a lui dice qualcosa…
Io mi avvio verso la strada principale, è la prima volta che io vado da quella parte, subito qualcuno vestito bene mi saluta e con un altro dice qualche cosa. Io proseguo nella strada polverosa, una donna fuori di casa sta pompando dell’acqua, le sue abluzioni, mi lavo le mani.
All’incrocio incontro Suor Bertilla nel suo abito candido, la Suora del lebbrosario, nostra amica, domando di Albertina e mi dice che sta ancora dormendo, con passo veloce si sta dirigendo alla nostra Chiesa per la messa, ci salutiamo. Io mi sto dirigendo nel campo sportivo a fare ginnastica mattutina e camminare come fanno molti indiani qui nei parchi cittadini, donne e uomini, prima di andare al lavoro, ora che l’aria é ancora un po’ fresca.
Dall’altra parte, oltre la siepe vedo altra gente vestita di bianco che cammina nell’anello in cemento di un bel giardino, suppongo di una scuola cristiana, sono un indiano di Versova che cammina!

Ora sono le cinque del mattino, ho scritto queste righe appena alzato, un merlo indiano sta cinguettando insistentemente alla mia finestra e altri ora li sento dall’altra parte, “buongiorno” creatore!

Adriano Trevisan