Alimentarsi solo con farina di manioca e poco riso, nessuna carne, niente olio per lubrificare il corpo è la causa principale per contrarre la lebbra. I paria "dalits", quelli che devono cercare il cibo rovistando in mezzo ai rifiuti, che vivono ai margini dei villaggi o negli "slum" delle grandi città, la loro pelle non ha le sostanze necessarie e richieste per difendersi dalla malattia.
La lebbra è in agguato, i piedi che non hanno mai portato calzari cominciano a screpolarsi per mancanza di vitamine, piaghe profonde un centimetro e lunghe tre cominciano a comparire da sopra a sotto il calcagno. Da queste piaghe la lebbra entra e si diffonde nel poveretto.
Quelle ferite causa scarsa pulizia igienica, alimentazione insufficiente e la malattia ha facile terreno. Cominciano ad apparire sulle spalle, braccia, mani, torace e cosce chiazze bianche ruvide come cartapesta frastagliate come una piccola cartina geografica.
L’unica soluzione è una cura a base di un farmaco di nome "Rifampicina".
Se si prende in tempo, in un anno si può debellare. Se si è gia monchi e sul viso sono gia comparse le bolle che hanno sfigurato la persona e poi hanno fatto scoppiare la pelle il tempo è più lungo.
La cura è molto precisa, per un anno una volta al mese per esempio il 24 giugno, nello stesso giorno 24 luglio, 24 agosto e cosi via si devono prendere dalle sei alle nove capsule diverse in una volta. Se non si seguono queste date precise e si salta di un giorno si deve ricominciare da capo.
I volontari si recano nei villaggi dove viene fissato un punto di distribuzione e in qualsiasi tempo atmosferico, monsoni, piogge, alluvioni devono essere presenti. Una raccomandazione è che le provviste alimentari, una decina di chilogrammi di riso, dell’olio, ceci e altri alimenti servono per nutrire l’ammalato in cura perché il suo corpo è debolissimo e necessita di cibo, se si sospetta che i congiunti non fanno ciò, il paziente viene condotto al dispensario medico.
La lebbra può essere curata e debellata ma DOBBIAMO aiutare i poveri.
La lebbra è in agguato, i piedi che non hanno mai portato calzari cominciano a screpolarsi per mancanza di vitamine, piaghe profonde un centimetro e lunghe tre cominciano a comparire da sopra a sotto il calcagno. Da queste piaghe la lebbra entra e si diffonde nel poveretto.
Quelle ferite causa scarsa pulizia igienica, alimentazione insufficiente e la malattia ha facile terreno. Cominciano ad apparire sulle spalle, braccia, mani, torace e cosce chiazze bianche ruvide come cartapesta frastagliate come una piccola cartina geografica.
L’unica soluzione è una cura a base di un farmaco di nome "Rifampicina".
Se si prende in tempo, in un anno si può debellare. Se si è gia monchi e sul viso sono gia comparse le bolle che hanno sfigurato la persona e poi hanno fatto scoppiare la pelle il tempo è più lungo.
La cura è molto precisa, per un anno una volta al mese per esempio il 24 giugno, nello stesso giorno 24 luglio, 24 agosto e cosi via si devono prendere dalle sei alle nove capsule diverse in una volta. Se non si seguono queste date precise e si salta di un giorno si deve ricominciare da capo.
I volontari si recano nei villaggi dove viene fissato un punto di distribuzione e in qualsiasi tempo atmosferico, monsoni, piogge, alluvioni devono essere presenti. Una raccomandazione è che le provviste alimentari, una decina di chilogrammi di riso, dell’olio, ceci e altri alimenti servono per nutrire l’ammalato in cura perché il suo corpo è debolissimo e necessita di cibo, se si sospetta che i congiunti non fanno ciò, il paziente viene condotto al dispensario medico.
La lebbra può essere curata e debellata ma DOBBIAMO aiutare i poveri.
Adriano Trevisan
I bimbi la nostra ricchezza.