Rovolo / Reggio Emilia - Sabato 24 ottobre
Veglia di preparazione al mandato dei co-parroci Don Giuliano e Don Luigi
Dalla Presbiteroum Ordinis – Decreto del Vaticano II sul Ministero e vita sacerdotale
Spetta ai sacerdoti, nella loro qualitá di educatori nella fede, di curare, per proprio conto o per mezzo di altri, che ciascuno dei fedeli sia condotto nello Spirito Santo a sviluppare la propria vocazione specifica secondo il Vangelo, a praticare una caritá sincera e operosa, ad esercitare quella libertá con cui Cristo ci ha liberati. Di ben poca utilitá saranno le cerimonie piú belle o le associazioni piú fiorenti, se non sono volte ad educare gli uomini alla maturitá cristiana. E per promuovere tale maturitá, i presbiteri potranno contribuire efficacemente a far sí che ciascuno sappia scorgere negli avvenimenti stessi, siano essi di grande o di minore portata, quali siano le esigenze della situazione e la volontá di Dio. I cristiani inoltre devono essere educati a non vivere egoisicamente, ma secondo le esigenze della nuova legge della caritá, la quale vuole che ciascuno amministri in favore del prossimo la misura di grazia che ha ricevuto, e che in tal modo tutti assolvano in modo cristiano i propri compiti nella comunitá umana.
Anche i presbiteri, implicati e distratti da un gran numero di doveri derivanti dalla loro missione, possono domandarsi, non senza ansietá, come riuscire ad armonizzare la loro vita interiore con l’azione esterna.
Effettivamente, per ottenere quest’unitá di vita, non bastano né l’ordinamento puramente esteriore delle attivitá pastorali, né la sola pratica degli esercizi di pietá, quantunque questa la possa facilitare. Tale unitá i presbiteri riescono a raggiungere seguendo nel loro ministero l’esempio di Cristo Signore, il cui cibo era il compimento della volontá di Colui che lo aveva inviato a ralizzare la sua opera.
La madre e la figlia. Casa della Caritá. San Girolamo. Reggio Emilia.
Il presidente della Cei
Bagnasco: bisogna uscire dal cristianesimo timido e anonimo
Milano – I cristiani escano “da un cristianesimo timido e spesso anonimo”. Lo ha detto l’arcivescovo dei Genova e presidente della Cei Angelo Bagnasco, durante l’omelia di ieri per la solennitá di Ognissanti. “I cristiani – a spiegato il cardinale – devono essere testimoni della fiducia soprattutto quando la fiducia sembra venir meno”. Ma Bagnasco ha anche esortato, sull’esempio dei Santi e dei martiri, ad una testimonianza attiva: “Umiltá non vuol tire timidezza, e rispetto non significa viltá a testimoniare la fede con le implicazioni concrete nei comportamenti personali e sociali che ne conseguono”. Corriere della Sera