Sorelle tedesche e suora giapponese.
Suor Marina, superiora della suore Francescane di Assisi.
Il primo che conosco é Fra Giuseppe, é filippino. Alla cattedrale di Assisi è frate conventuale, porta il saio nero, ci conosciamo e parliamo in inglese, é il responsabile della celebrazioni nella Basilica Superiore, condividiamo il non gradire i mezzi di comunicazione di massa, messaggi telefonici ecc. per educare i giovani, il giorno della funzione solenne e li a correre per sistemare le sedie per il coro, io lo aiuto, compie passi molto lunghi anche se è piccolo, bellissima persona.
Alle ore 7.30 della domenica la messa solenne per il nostro gruppo nella Basilica di S. Francesco, ci sono sei officianti, Don Danilo nel trono davanti all’altare, tutti rapiti dagli affreschi di Giotto, sulla destra i più importanti, si pensava così nel 1200, le navate come alberi e rami dipinti, sublime la volta blu, c’è anche un prete con la barba e gli occhiali piuttosto piccoletto; Dopo la messa mi fermo al ristorante Francesco proprio davanti alla Basilica, conosco Stefano il cameriere, è lì da dieci anni, e Ornella da venti. Ieri ho conosciuto Stefano, aveva perso la chiave, “non darmi il gelato, (ero appena stato alla visita guidata agli affreschi nella Basilica minore) ti trovo io le chiavi”. Le ho trovate subito un altro avventore abituale mi dice che il podestà aveva iniziato a favorire il turismo, qui prima c’era il babbo del padrone, faceva il calzolaio. (La nipote del podestà vive nella villa di famiglia, paga troppe tasse e forse fará un agriturismo).
Dopo conosco il signor Moretti, tecnico di maglieria. Ha dei pantaloni di una qualità molto pregiata, io sono di Biella, quasi perito chimico, me ne intendo di stoffe! Ora il signor Moretti fa dei piccoli acquarelli nella sua bottega di pregevolissima fattura, poi così con il gelato in mano mi incammino e incontro il prete piccoletto, ci conosciamo, é con due signore di Trieste, pure loro nel nostro gruppo. Lui è di Lecco, parla con spiccato accento francese, scopro che è stato missionario in Gabon, non a Lambarenè dove operava il dottor Schweitzer, ma bensì a mille chilometri nella foresta, ora da anni in Italia a curarsi, ma vuole tornare in Gabon, è un tipo molto tranquillo e normale, è sicuramente la persona più sorprendente conosciuta da me ad Assisi.
Venerdì mattina alle sei mi sono alzato, abbiamo una grandissima camera, siamo in tre. Mi dirigo in piazza del Municipio vedo due suore giapponesi simpaticissime. Domando della Messa e mi fanno cenno di seguirle. La suora giapponese prende un taccuino dalla tasca e scrive 7.15, è l’ora della messa. Le suore giapponesi sono con delle consorelle tedesche. Ci incamminiamo tutti alla chiesa di S. Chiara dove ci sono le lodi. Entriamo nella chiesa laterale, mi seggo vicino ad un vecchio frate, scoprirò che è l’officiante e con lui recito le lodi, vicino a me un altro frate seduto, in una seggiola dietro la superiora delle Clarisse in fondo alla chiesa come tutte le superiore dei conventi.
Il giorno dopo un'altra vecchia suora ci dirà che ci sono quaranta clarisse (fanno rosari di ulivo di pregevole fattura, forse vendono in nero un commerciante li propone a otto euro). Cantano benissimo perfette (c’è il crocifisso autentico di S. Francesco qui). Il celebrante non é rivolto verso l’assemblea ma a lato dell’altare rivolto verso la grata in ferro protetta da una tenda dall’altra parte le suore. Quando il frate celebra la superiora si siede vicino a me, é il suo posto abituale, dopo la messa con le suore giapponesi e le suore tedesche visitiamo prima dell’apertura la tomba di S. Chiara.
Alle dodici dopo i lavori del congresso sono ospite delle suore francescane missionarie del Sacro Cuore. La superiora suor Marina è molto ospitale, l’ospitalità francescana, dopo una frugale colazione con le suore, ci dirigiamo velocemente verso la Basilica di S. Maria degli Angeli. Suor Marina mi impartisce le istruzioni e le condizioni per ricevere l’indulgenza plenaria del Perdono di Assisi, mi inginocchio vicino a Lei e una sana beatitudine mi invade. Visitiamo poi la chiesa della Porziuncola dove il Santo pregava e il vicino luogo dove gli altri frati riposavano su stuoie molto semplici, il roseto senza spine, e vediamo le colombe tanto care a S. Francesco. Finita la visita Suor Floriana di Roma qui per un congresso ci riaccompagna su ad Assisi per i nostri rispettivi impegni. Alle 18.45 come suggerito dal mio amico Diacono Enrico Grassi di Reggio Emilia, Corrado ed io ci dirigiamo velocemente verso S. Damiano, l’incantevole eremo tra gli ulivi e il silenzio a quindici minuti dal borgo antico, ci attende frate Ambrogio, mi benedice sulla fronte, entriamo in chiesa, c’è un piccolo gruppo di tedeschi con un frate. Le lodi vespertine clima di grande misticismo e interiorità, i frati cantano accompagnati da un piccolo organo ci inginocchiamo sulla pietra, quando esco segretamente Fra Ambrogio mi regala un rosario, quello di Francesco con la croce, a forma della firma del Santo, non sapeva scrivere, si firmava così, ora e in camera del mio Stefano.
Il giorno dopo faccio un bel incontro, in via S. Pietro nr. 1 c’è l’unica chiesa Benedettina di Assisi (prima erano numerose, il santo ha contagiato molte anime) e li conosco Don Alino, di Mandello Lario, Antonella Rea di Lecco, mia amica giovanile a Londra mi parlava spesso di suo zio abate Benedettino a Montecassino. Don Alino mi informa precisamente dicendomi che era Vescovo, a Montecassino darante i bombardamenti della II Guerra Mondiale, abbazia distrutta, Frati tutti salvi. Piacevole sorpresa chiudere il cerchio della famiglia Rea.
In Giappone lo 0,003 % sono cristiani, una piccola suora missionaria giapponese che lavora in un negozio mi dice che è da un anno in Italia, solo Assisi, non si è ancora mossa, la rassicuro dicendo che avrà tempo per andare a Venezia e visitare la penisola. Quì ad Assisi tutti acquistiamo forza, coraggio per migliorare la nostra fede, godiamo tutti della bellezza materiale e spirituale di Assisi.
Pace e bene. Adriano, un cristiano di Versova.
Alle ore 7.30 della domenica la messa solenne per il nostro gruppo nella Basilica di S. Francesco, ci sono sei officianti, Don Danilo nel trono davanti all’altare, tutti rapiti dagli affreschi di Giotto, sulla destra i più importanti, si pensava così nel 1200, le navate come alberi e rami dipinti, sublime la volta blu, c’è anche un prete con la barba e gli occhiali piuttosto piccoletto; Dopo la messa mi fermo al ristorante Francesco proprio davanti alla Basilica, conosco Stefano il cameriere, è lì da dieci anni, e Ornella da venti. Ieri ho conosciuto Stefano, aveva perso la chiave, “non darmi il gelato, (ero appena stato alla visita guidata agli affreschi nella Basilica minore) ti trovo io le chiavi”. Le ho trovate subito un altro avventore abituale mi dice che il podestà aveva iniziato a favorire il turismo, qui prima c’era il babbo del padrone, faceva il calzolaio. (La nipote del podestà vive nella villa di famiglia, paga troppe tasse e forse fará un agriturismo).
Dopo conosco il signor Moretti, tecnico di maglieria. Ha dei pantaloni di una qualità molto pregiata, io sono di Biella, quasi perito chimico, me ne intendo di stoffe! Ora il signor Moretti fa dei piccoli acquarelli nella sua bottega di pregevolissima fattura, poi così con il gelato in mano mi incammino e incontro il prete piccoletto, ci conosciamo, é con due signore di Trieste, pure loro nel nostro gruppo. Lui è di Lecco, parla con spiccato accento francese, scopro che è stato missionario in Gabon, non a Lambarenè dove operava il dottor Schweitzer, ma bensì a mille chilometri nella foresta, ora da anni in Italia a curarsi, ma vuole tornare in Gabon, è un tipo molto tranquillo e normale, è sicuramente la persona più sorprendente conosciuta da me ad Assisi.
Venerdì mattina alle sei mi sono alzato, abbiamo una grandissima camera, siamo in tre. Mi dirigo in piazza del Municipio vedo due suore giapponesi simpaticissime. Domando della Messa e mi fanno cenno di seguirle. La suora giapponese prende un taccuino dalla tasca e scrive 7.15, è l’ora della messa. Le suore giapponesi sono con delle consorelle tedesche. Ci incamminiamo tutti alla chiesa di S. Chiara dove ci sono le lodi. Entriamo nella chiesa laterale, mi seggo vicino ad un vecchio frate, scoprirò che è l’officiante e con lui recito le lodi, vicino a me un altro frate seduto, in una seggiola dietro la superiora delle Clarisse in fondo alla chiesa come tutte le superiore dei conventi.
Il giorno dopo un'altra vecchia suora ci dirà che ci sono quaranta clarisse (fanno rosari di ulivo di pregevole fattura, forse vendono in nero un commerciante li propone a otto euro). Cantano benissimo perfette (c’è il crocifisso autentico di S. Francesco qui). Il celebrante non é rivolto verso l’assemblea ma a lato dell’altare rivolto verso la grata in ferro protetta da una tenda dall’altra parte le suore. Quando il frate celebra la superiora si siede vicino a me, é il suo posto abituale, dopo la messa con le suore giapponesi e le suore tedesche visitiamo prima dell’apertura la tomba di S. Chiara.
Alle dodici dopo i lavori del congresso sono ospite delle suore francescane missionarie del Sacro Cuore. La superiora suor Marina è molto ospitale, l’ospitalità francescana, dopo una frugale colazione con le suore, ci dirigiamo velocemente verso la Basilica di S. Maria degli Angeli. Suor Marina mi impartisce le istruzioni e le condizioni per ricevere l’indulgenza plenaria del Perdono di Assisi, mi inginocchio vicino a Lei e una sana beatitudine mi invade. Visitiamo poi la chiesa della Porziuncola dove il Santo pregava e il vicino luogo dove gli altri frati riposavano su stuoie molto semplici, il roseto senza spine, e vediamo le colombe tanto care a S. Francesco. Finita la visita Suor Floriana di Roma qui per un congresso ci riaccompagna su ad Assisi per i nostri rispettivi impegni. Alle 18.45 come suggerito dal mio amico Diacono Enrico Grassi di Reggio Emilia, Corrado ed io ci dirigiamo velocemente verso S. Damiano, l’incantevole eremo tra gli ulivi e il silenzio a quindici minuti dal borgo antico, ci attende frate Ambrogio, mi benedice sulla fronte, entriamo in chiesa, c’è un piccolo gruppo di tedeschi con un frate. Le lodi vespertine clima di grande misticismo e interiorità, i frati cantano accompagnati da un piccolo organo ci inginocchiamo sulla pietra, quando esco segretamente Fra Ambrogio mi regala un rosario, quello di Francesco con la croce, a forma della firma del Santo, non sapeva scrivere, si firmava così, ora e in camera del mio Stefano.
Il giorno dopo faccio un bel incontro, in via S. Pietro nr. 1 c’è l’unica chiesa Benedettina di Assisi (prima erano numerose, il santo ha contagiato molte anime) e li conosco Don Alino, di Mandello Lario, Antonella Rea di Lecco, mia amica giovanile a Londra mi parlava spesso di suo zio abate Benedettino a Montecassino. Don Alino mi informa precisamente dicendomi che era Vescovo, a Montecassino darante i bombardamenti della II Guerra Mondiale, abbazia distrutta, Frati tutti salvi. Piacevole sorpresa chiudere il cerchio della famiglia Rea.
In Giappone lo 0,003 % sono cristiani, una piccola suora missionaria giapponese che lavora in un negozio mi dice che è da un anno in Italia, solo Assisi, non si è ancora mossa, la rassicuro dicendo che avrà tempo per andare a Venezia e visitare la penisola. Quì ad Assisi tutti acquistiamo forza, coraggio per migliorare la nostra fede, godiamo tutti della bellezza materiale e spirituale di Assisi.
Pace e bene. Adriano, un cristiano di Versova.
Francesco torna deluso... voleva andare alle crociate.