Alegria, paz e bem
para os homens cá na terra.
Alegria, paz e bem:
Jesus nasce em Belém.Buon Natale e buon anno dal vostro blogger!
Boas Festas!
Auguri da Chiara e Zeno.
Deus fez-se menino
para nos dar a
Alegria da Salvacao.
Prosit! Manu e Kalle!
Bun Nadé!
Buone vacanze. Chiara e Adriano.
Joyeux Noel!
Buon cenone di Capodanno.
Frohe Weihnachten!
LA LUCE DI CRISTO IN AMAZZONIA
La settimana scorsa sono andato a fondare una nuova Comunità (Centro di Preghiera) nel cuore della foresta vergine. Tre ore di cammino in un tunnel verdeggiante dove difficilmente filtrava qualche raggio di sole. Il sacrificio fu grande, ma più grande fu la gioia di portare il Messaggio di Cristo a tanta povera gente e poter celebrare per la prima volta la Messa in quel lembo di foresta che si estende per centinaia di chilometri fino al GUAPORE, fiume che marca il confine con la Bolivia. Immensa pure fu la soddisfazione di poter scoprire ed ammirare più e meglio i segreti e la grandezza selvaggia della foresta.
L´accompagnatore mi precede facendo da Cicerone… “Queste sono le piante di SERINGA, dalla quale si estrae la gomma…” e mostra il pentolino collocato ai piedi del tronco per raccogliere il latte dalla pianta, e mi spiega il trattamento per coagularlo e ricavarne la gomma.
I “Seringueiros”, per la maggior parte Amazzonesi, cioè discendenti di Indios, o Meticci, partono di notte percorrendo una certa area in modo da poter incontrare, prima dell'alba, almeno 30 – 40 piante di Seringa (o Seringueiras). Con una tecnica propria, praticano dei tagli sulla corteccia in modo da far convergere il latte della pianta ad un unico canaletto in fondo al quale collocano un piccolo recipiente.
Sono sempre armati per difendersi dalle bestie e dagli Indios.
Come i minatori, portano legata sulla testa una lampada a resina o petrolio che faccia luce e lasci libere le mani per il lavoro. Rifanno poi il cammino raccogliendo il latte. Arrivati all´accompagnamento, in giornata, devono pensare al trattamento del prodotto.
Il procedimento è primitivo e noioso: Riscaldare il liquido che, condensandosi e diventando vischioso, viene avvolto nell´estremità di un bastone fino a formare una grossa palla elastica.
Dopo alcune settimane di questo lavoro, ed accumulata una buona quantità di gomma, la portano al mercato vicino. Il prezzo è più che conveniente ed i Seringueiros, in pochi anni, avrebbero la possibilità di prepararsi una vita migliore, ma non è così.
Dopo aver sprecato nel bere, nel gioco e … peggio, una buona parte del ricavato, ritornano al loro accampamento nella foresta con un po’ di vettovaglie per la famiglia. Passano ancora qualche settimana nell´ozio, sdraiati sulle loro reti, o cacciando, e poi, quando tutte le riserve sono finite, riprendono il duro lavoro di raccogliere il latte delle “Seringueiras”. Per loro la vita è quella, l´hanno nel sangue ed è difficile che uno di loro cambi mestiere.
La coltivazione razionale di piante di Seringa, in aree ben determinate, che il Governo sta promovendo, potrà risolvere in parte il problema.
“Quelle…, continua ancora la mia guida, sono piante di CAUCIÚ…, di Castagna (la castagna Amazzonese può pesare un Kilo), di Cacao… Mi fermo di fronte ad un albero gigantesco… Quanti uomini ci vorranno per abbracciarlo?... “Vieni, Padre, ce ne sono anche di più grossi…” Spingo lo sguardo in alto cercando di indovinare l´altezza…” Spesso può raggiungere i cento metri”, spiega il mio amico. (non penso che possa arrivare a tanto…) Mi elenca poi e mi indica gli alberi di legno pregiato, sia per la durezza che per il colore e le venature: Mogano, Garrote, Mburana…etc.
Non c´è pericolo camminare da soli nella foresta? …
Ed allora il discorso si porta sugli animali, serpenti, uccelli…, ed in quel momento passa svolazzando sul nostro capo l´ARARA, specie di grosso pappagallo dai colori sgargianti. Mi parla pure di erbe medicinali, di fiori.
Cammino in silenzio, assorto nella contemplazione di tante meraviglie e nell´ascolto della voce degli animali e del mio accompagnatore che mi sembra in quel momento il famoso Mago delle fiabe…
Arriviamo ad una radura: un gruppo di uomini, donne e bambini mi accoglie con grida di festa…Ci vuole del coraggio, penso, per vivere qui!
Una pioggia torrenziale, preceduta da lampi e tuoni, si abbatte sul capannone di paglia durante la celebrazione della Messa e l´amministrazione dei Battesimi. Rivolgo a quella buona gente parole semplici e comprensibili:… “Perché poveri, perché abbandonati, lo sguardo paterno di Dio è rivolto su di voi con maggior tenerezza…”.
Gli uomini guardano con gli occhi sgranati mentre le mamme, commosse, accarezzano le teste dei loro bambini…Tanti, troppi sono i bambini che muoiono…
Ed ora, amici, dove ripartire per raggiungere la strada prima che si faccia buio: - tre ore a piedi e tre di Jeep; ci rivedremo in Aprile, dopo le piogge! “Padre, ritorni!...”. Non dubitate, Buon Natale, abbiate fiducia e riunitevi tutte le Domeniche per il culto con il catechista…
Il mese scorso vistai un gruppo di Indios della tribù dei SURUMI. Con la Jeep si arriva molto vicino alla loro MALOCA (villaggio). Vivono allo stato primitivo, sia quanto al vestire (nudi) e alimentazione che al tipo di lavoro ed attivitá: caccia, pesca, fabbricazione di archi e frecce. Parlano una lingua propria; solo i ragazzi conoscono qualche parola di Portoghese. Seguono le loro tradizioni e tollerano molto a malincuore il controllo che i Governo esercita su di loro.
L´assistenza della FUNAI, Organo governativo per la protezione degli Indios, è quasi insignificante. Se da una parte si preoccupa che gli Indios non vengano sterminati dai Bianchi, invasori delle loro terre, dall´altra li tiene segregati in specie di riserve, impedendo qualsiasi opera di civilizzazione e cristianizzazione, anzi, volendo espressamente che si conservino allo stato primitivo. Il contatto poi con i Bianchi e certi abusi… li contaminano favorendo lo sviluppo di malattie epidemiche.
Da qualche tempo, Suor Luisa, Missionaria Comboniana e infermiera di grande capacità, nonostante il divieto della FUNAI; va a visitare questo gruppo di Indios portando medicine e curando gli ammalati. Gli Indios l´adorano e l´aspettano sempre a braccia aperte. Fu con Suor Luisa che mi recai a visitare il loro villaggio.
Gli Indios vivono una vita comunitaria. Il villaggio era formato da alcuni grandi capannoni, ben fatti – a differenza di altre tribù. In ogni capannone vivono 4 o 5 famiglie.
Quando mi avvicinai alla porta del capannone centrale, il capo mi guardò con aria di differenza e domandò alla Suora, che capisce un po’ la loro lingua,: “Chi è?” – “Amigo”, rispose la Suora. Ed allora la parola “Amigo” passò di bocca in bocca come una parola d´ordine e vidi i loro volti distendersi ed abbozzare un sorriso.
“Marito?...Fratello?...”, continuò il capo.
“Padre”, rispose la Suora, cercando di spiegare il senso della parola, cioè: l´uomo consacrato al culto del grande Spirito.
Il capo sembrò aver capito perché mi prese la mano e se la pose sulla testa in segno di benedizione.
Mi fece sedere vicino a sé, su di un palo.
Si avvicinò una donna e, osservando il Crocifisso che avevo al collo, lo volle a tutti i costi per il suo bambino. Lasciai fare perché è pericoloso contraddirli, specialmente per chi non conosce i loro cerimoniali, basati quasi sempre sullo scambio di doni.
Mentre la Suora curava gli ammalati, rimasi tranquillo osservando la lavorazione degli archi e frecce. Fu difficile prendere qualche foto…, non hanno piacere.
Uscii sul piazzaletto e fui circondato da un gruppo di bambini, belli, vivaci ed intelligenti. – Che pena! Se si potesse avere la libertà di organizzare una scuola per loro e qualche centro di assistenza!
Quasi al momento di partire, si avvicinò una donna che, con parole e gesti e quasi supplicando, ci invitò ad aprire ed entrare in una capanna che sembrava abbandonata. Capimmo che, o per superstizione o per qualche uso tradizionale, essa non poteva entrare nella capanna. Togliemmo le frasche ed impali che chiudevano l´entrata e vedemmo nel centro della capanna i resti di una pira su cui avevano bruciato il cadavere del suo bambino morto qualche giorno prima.
Alla partenza ci salutammo cordialmente ed il capo mi consegnò un arco e due frecce. I bambini ci seguirono fino all´entrata del sentiero dove avevamo lasciato la Jeep. Li facemmo salire per fare un giretto…
Portammo con noi un ragazzo di circa 12 anni, ammalato, per poterlo curare meglio nel centro di Pimenta Bueno. Gli comprai un paio di calzoncini ed una camicetta e rimase molto soddisfatto.
Purtroppo, il fattore salute e questo continuo essere ricacciati in zone sempre più ristrette (spesso con violenza) sono i fattori responsabili della lenta ma inevitabile scomparsa della razza India.
QUEST´ANNO PASSERÓ IL NATALE NELLA FORESTA; VISITANDO LE COMUNITÁ. 2–3 ORE A PIEDI, DA UNA COMUNITÁ ALL´ALTRA. RETE PER DORMIRE SULLE SPALLE, BORSA CON L´OCCORENTE PER LA MESSA IN MANO, E COSÍ DAL 20 AL 28 DI DICEMBRE.
Buon Natale!
Cin Cin! Chiara ed Elisabetta.
Feliz Navidad!
Chiara.
Merry Christmas!
É festa!
Paz na Terra!
Franz, Maurizio, Alma, Mia, Albert.
Times change, and we with time,
but not in the ways of friendship.
Inge, Martin, Anita.
Nobel per la Pace 2011 alle donne d'Africa...
Simbolo della Vita che resiste!
Tone, Rossignol, Manu.
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